Wednesday, December 16, 2020

Physical Gothic THE HOUSE OF USHER “Holyghost”(Equinoxe Rec.)

Per chi è cresciuto goticamente negli anni novanta gli HOUSE OF USHER sono come dei  vecchi amici. Come gli amici veri loro ci sono sempre stati, senza essere invadenti -leggi iperproduzioni- e senza sparire per anni per poi ripresentarsi all’improvviso, tanto che la voce di Jörg Kleudgen può essere considerata come “una di famiglia”. “Holyghost”(Equinoxe Rec.) è il decimo album di studio per la band originaria di Coblenza che festeggia i trent’anni di carriera con un full-length ricco di spunti e di collaborazioni “esterne”. La parola esterne è tra virgolette poiché le quattordici canzoni sono sovente trapuntate da “incursioni strumentali” di ex membri del gruppo (Dominic Daub, Keule, Tom O’Connell) o da musicisti gravitanti (o che hanno gravitato) attorno ad Equinoxe come Ingo Klemens, Boris Brosowski e Oliver Pietsch, quindi, tirando le fila, tra le collaborazioni c’è un solo vero “foresto d’oltremare” di cui parleremo più avanti. L’album vede ancora in cabina di produzione e mixaggio Jörg Kleudgen che confeziona un suono curato e di eccelsa qualità al pari del precedente “Roaring Silence”. Tra le tracce da segnalare, la sognante melodia di “Summer Rain” con assolo chitarristico finale di Tom O’Connel e basso nephiliano,  il classico “singolo novantino” alla House Of Usher che è “Now Or Never” (già molto apprezzata nella versione Cream VIII) e “Can You Tell Me” sferzata da rullo di tamburi e giri chitarristici di Ingo Klemens. In “With The Eyes Of A Stranger” la guest star è invece la chitarra di Keule per un altro corroborante singolo che sembra provenire dai fantasmagorici anni novanta così come la coppia iniziale e finale “Lights Go Out/Let It All Be Mine”  - suonata da un supergruppo con chiusura pianistica “Escapiana”- e “Rocket To The Moon” sono manifesti dell’inconfondibile sound degli House Of Usher. Chiusura d’obbligo per “God And Of His Angels” con la presenza di Bari-Bari, ovvero del “foresto d’oltremare” di cui sopra, che con i suoi giri di chitarra contribuisce al successo di una romantica e confidente canzone stilisticamente molto vicina ai migliori Batzz In The Belfry. Concludo sbilanciandomi e dando a “Holyghost” la palma di miglior album mai pubblicato dagli House Of Usher -e pensare che credevo “Stars Fall Down” inarrivabile- mentre più facile è incoronare “Holyghost”  come migliore uscita gothic rock del 2020 … non ci sono Rosetta Stone o The Wake che impensieriscano. Out fisicamente dal 16 Dicembre.

TRACKLIST: 01 Lights Go Out; 02 Let It All Be Mine; 03 Summer Rain; 04 Can You Tell Me?; 05 When Dreams Come True; 06 Now Or Never; 07 Meadow; 08 Footsteps In The Snow; 09 Beside You; 10 Invisible; 11 God And Of His Angels; 12 View From The Hills; 13 With The Eyes Of A stranger; 14 Rocket To The Moon.

  OLD SCHOOL RELEASE   

2 Comments:

Blogger Davide said...

sono in vena di rivelazioni.. non mi hanno mai entusiasmato. li ho visti dal vivo e la sensazione è rimasta tale. ma da come scrivi senz'altro un pre-ascolto glielo darò.

sempre in tema di rivelazioni, anche se non c'entra una mazza, apro un sondaggio: se non ti piacciono i Mephisto Walz puoi definirti Gotico? ;))

mai digeriti...

ciao

Davide

9:39 AM  
Blogger Josh said...

Io non so se a 50 anni suonati posso definirmi in un'etichetta, per quanto ascolti quella musica lì con accanimento dal 1983 circa, e anche sensibilità e immaginario sono molto affini. Conosco anche altra musica, altri argomenti, ma riscasco sempre lì

Sui Mephisto Walz: quella chitarra mi ha segnato, è per me un sound indimenticabile che mi intriga anche ora😁

3:47 AM  

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