Physical Gothic THE HOUSE OF USHER “Holyghost”(Equinoxe Rec.)
Per chi è
cresciuto goticamente negli anni novanta gli HOUSE OF USHER sono come dei vecchi amici. Come gli amici veri loro ci
sono sempre stati, senza essere invadenti -leggi iperproduzioni- e senza
sparire per anni per poi ripresentarsi all’improvviso, tanto che la voce di
Jörg Kleudgen può essere considerata come “una di famiglia”. “Holyghost”(Equinoxe
Rec.) è il decimo album di studio per la band originaria di Coblenza che
festeggia i trent’anni di carriera con un full-length ricco di spunti e di
collaborazioni “esterne”. La parola esterne è tra virgolette poiché le
quattordici canzoni sono sovente trapuntate da “incursioni strumentali” di ex
membri del gruppo (Dominic Daub, Keule, Tom O’Connell) o da musicisti
gravitanti (o che hanno gravitato) attorno ad Equinoxe come Ingo Klemens, Boris
Brosowski e Oliver Pietsch, quindi, tirando le fila, tra le collaborazioni c’è
un solo vero “foresto d’oltremare” di cui parleremo più avanti. L’album vede
ancora in cabina di produzione e mixaggio Jörg Kleudgen che confeziona un suono
curato e di eccelsa qualità al pari del precedente “Roaring Silence”. Tra le
tracce da segnalare, la sognante melodia di “Summer Rain” con assolo
chitarristico finale di Tom O’Connel e basso nephiliano, il classico “singolo novantino” alla House Of
Usher che è “Now Or Never” (già molto apprezzata nella versione Cream VIII) e
“Can You Tell Me” sferzata da rullo di tamburi e giri chitarristici di Ingo
Klemens. In “With The Eyes Of A Stranger” la guest star è invece la chitarra di
Keule per un altro corroborante singolo che sembra provenire dai fantasmagorici
anni novanta così come la coppia iniziale e finale “Lights Go Out/Let It All Be
Mine” - suonata da un supergruppo con
chiusura pianistica “Escapiana”- e “Rocket To The Moon” sono manifesti
dell’inconfondibile sound degli House Of Usher. Chiusura
d’obbligo per “God And Of His Angels” con la presenza di Bari-Bari, ovvero del “foresto
d’oltremare” di cui sopra, che con i suoi giri di chitarra contribuisce al
successo di una romantica e confidente canzone stilisticamente molto vicina ai
migliori Batzz In The Belfry. Concludo sbilanciandomi e dando a “Holyghost” la
palma di miglior album mai pubblicato dagli House Of Usher -e pensare che
credevo “Stars Fall Down” inarrivabile- mentre più facile è incoronare
“Holyghost” come migliore uscita gothic
rock del 2020 … non ci sono Rosetta Stone o The Wake che impensieriscano. Out
fisicamente dal 16 Dicembre.
TRACKLIST: 01 Lights Go Out; 02 Let It All Be Mine; 03 Summer Rain; 04 Can You Tell Me?; 05 When Dreams Come True; 06 Now Or Never; 07 Meadow; 08 Footsteps In The Snow; 09 Beside You; 10 Invisible; 11 God And Of His Angels; 12 View From The Hills; 13 With The Eyes Of A stranger; 14 Rocket To The Moon.
OLD SCHOOL RELEASE
2 Comments:
sono in vena di rivelazioni.. non mi hanno mai entusiasmato. li ho visti dal vivo e la sensazione è rimasta tale. ma da come scrivi senz'altro un pre-ascolto glielo darò.
sempre in tema di rivelazioni, anche se non c'entra una mazza, apro un sondaggio: se non ti piacciono i Mephisto Walz puoi definirti Gotico? ;))
mai digeriti...
ciao
Davide
Io non so se a 50 anni suonati posso definirmi in un'etichetta, per quanto ascolti quella musica lì con accanimento dal 1983 circa, e anche sensibilità e immaginario sono molto affini. Conosco anche altra musica, altri argomenti, ma riscasco sempre lì
Sui Mephisto Walz: quella chitarra mi ha segnato, è per me un sound indimenticabile che mi intriga anche ora😁
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